Piacere e potere
È patologico che un ultrasettantenne “incontri” una minorenne? E come valutare una donna tanto giovane che si lascia sedurre da un anziano?
Non penso si possano riscontrare i criteri di alcun disturbo psichiatrico in questi comportamenti. Da sempre e in varie culture, l’uomo acquista fascino con l’età, sinonimo di potere presso la sua comunità, mentre la giovinezza e la bellezza femminili attraggono in quanto simbolo di fertilità.
Ciò che mi sembra rischioso per il benessere individuale e collettivo è l’uso che di questi comportamenti viene fatto a livello mediatico e i valori che con questo uso sono veicolati. Una lettura che viene data alle vicende private del Presidente del Consiglio, che in questi giorni intrecciano politica e costume, propone l’illusione che il potere apra tutte le porte, incluse quelle del benessere e della felicità. Allo stesso tempo rischiano di passare acriticamente stereotipi maschilisti e una visione della relazione tra i due sessi caratterizzata da rapporti gerarchici di dominio e sottomissione. Così, mentre l’uomo di potere che tradisce e frequenta donne le quali potrebbero essere sue nipoti è considerato di successo, la partner che reclama rispetto (non stiamo qui a discutere sulle modalità per farlo) viene etichettata come “ingrata” e le si chiede silenzio e omertà. Insomma, da un punto di vista psicologico ciò che preoccupa non è l’esperienza sessuale di un settantenne e di una diciottenne, ma il modo in cui l’esperienza è affrontata dai protagonisti e propagandata all’esterno: l’esperienza non è più finalizzata al piacere in se stesso, ma al potere; non viene goduta per le sue caratteristiche ma strumentalizzata per ottenere altro, ad esempio per manipolare l’opinione pubblica, per ottenere un posto nel mondo dello spettacolo, per aumentare la propria popolarità. Vivere in funzione del potere significa non essere mai soddisfatti di un obiettivo raggiunto e ricercare avidamente sempre nuovi traguardi. Ciò implica il non potersi soffermare a godere dell’esperienza in corso, ma macinare il presente in una corsa frenetica tesa a ottenere ciò che potrebbe essere, ma ancora non è, senza che il percorso sia esso stesso un fine. Secondo Alexander Lowen (psichiatra statunitense e padre dell’Analisi Bioenergetica), un fattore patogeno della nostra epoca è proprio l’ossessione per il potere, che induce a focalizzarsi solo sui risultati visibili e pubblicizzabili, con il rischio di vivere concentrati sugli esiti del proprio agire perdendo di vista l’esperienza, il piacere inteso nel suo senso più profondo e confondendo tra loro successo e benessere.
Michela Carmignani
Pubblicato su “il quartiere”, aprile 2009 |