Psicoterapia
Cos'è la psicoterapia
Etimologicamente la parola psicoterapia - "cura dell'anima" - riconduce alle terapie della psiche realizzate con strumenti quali la parola, l'ascolto, il pensiero, la relazione, con la finalità del cambiamento consapevole dei processi psicologici dai quali dipende il malessere connotato spesso da sintomi come ansia, depressione, fobie, etc. (da Wikipedia).
Il trattamento psicoterapeutico è finalizzato al conseguimento della migliore realizzazione di se stessi e delle proprie capacità/potenzialità; all’aumento della conoscenza di sé e l'accettazione dei propri limiti; alla riduzione della sofferenza psicologica.
I benefici e gli effetti conseguibili mediante la psicoterapia sono i seguenti: riduzione della sofferenza psichico-emotiva; promozione del benessere psicologico; raggiungimento di un miglior equilibrio psichico personale; miglioramento delle capacità relazionali; miglioramento della gestione dei propri stati emotivi e dei propri impulsi; raggiungimento di una migliore comprensione di sé e dell’altro.
Chi è lo psicoterapeuta
In Italia la psicoterapia è una specializzazione sanitaria riservata a Medici e Psicologi iscritti ai rispettivi Ordini professionali e si consegue mediante un percorso formativo post-lauream di almeno 4 anni presso scuole di specializzazione universitarie o scuole di specializzazione private legittimate dal MUR (Ministero dell'Università e della Ricerca) ad erogare tale formazione.
Pertanto lo psicoterapeuta può essere sia un laureato in medicina che - più spesso - un laureato in psicologia che ha conseguito l'abilitazione ad esercitare l'attività psicoterapeutica attraverso una specializzazione almeno quadriennale in psicoterapia conseguita presso una scuola autorizzata.
Quando chiedere aiuto
Rivolgersi ad uno psicoterapeuta non significa essere “malati”. Anzi, prendersi cura del proprio disagio tempestivamente è un modo per tutelare e promuovere la propria salute in un’ottica di prevenzione.
Significa interessarsi al proprio benessere psicologico, consapevoli delle sue connessioni con quello fisico.
Ecco un elenco di situazioni in cui può essere utile contattare uno psicoterapeuta:
- Quando si provano sensazioni/e o emozioni incontrollabili, da cui ci si sente sommersi (ad es: panico, angoscia, rabbia)
- Quando si vive un’instabilità d’umore
- Quando nelle interazioni con gli altri capitano spesso episodi ripetitivi spiacevoli e ci si ritrova a pensare “mi è successo un’altra volta!”
- Quando si hanno condotte autolesive (tagliarsi, graffiarsi… abbuffarsi, guida spericolata…)
- Quando si ha difficoltà a gestire la propria rabbia e si tende a reagire impulsivamente
- Quando si ha difficoltà a dire di no e si tende ad assumersi il peso di attività e responsabilità che non ci competono
- Quando ci si ritrova a combattere con i sensi di colpa e ci si sente limitati nella propria libertà di essere se stessi
- Quando si ha difficoltà a cogliere i contorni della propria identità psicologica e/o sessuale e ci si sente spesso in dubbio su ciò che si vuole
- Quando si prova una pressione a mostrarsi in un certo modo, ad es. come gli altri si aspettano
- Quando si tende a sentirsi vittime del mondo, a lamentarsi, a vedere gli altri sempre più fortunati
- Quando si arriva ad un obiettivo tanto agognato, ma non si riesce a goderne e non è mai abbastanza ciò che si raggiunge per potersi dire “io sono ok, vado bene così come sono!”
- Quando apparentemente va tutto bene, ma c’è un costante sottofondo di insoddisfazione.
In poche parole:
- quando si aspira a VIVERE, piuttosto che a SOPRAV-VIVERE, migliorando la propria qualità di vita.
A volte un primo colloquio può essere già sufficiente per chiarire i contorni del proprio disagio e comprendere se è il caso o meno di procedere con una consulenza o una psicoterapia al fine di prevenire il suo manifestarsi in forme più acute. Come in ambito medico, direi che, da un lato non occorre drammatizzare e patologizzare, dall’altro di fronte al dubbio è utile chiedere un confronto con uno specialista per stabilire se è opportuno approfondire la natura del disagio o meno.
Il cambiamento nella psicoterapia
Per cambiamento intendo un processo attraverso il quale la persona, nell’interazione con il terapeuta, scopre di avere alternative di fronte ai problemi che vive che prima non sentiva di avere, si rende conto del senso del suo autolimitarsi all’interno della sua storia e si dà il permesso di modificare la propria immagine di sé e i significati che attribuisce alle situazioni, rendendosi conto che ciò non costituisce per lei, oggi, una minaccia. Ritengo coerente con il mio modo di intendere il cambiamento la visione dei Goulding (1978) dove la persona ha la possibilità, a partire da una visione più ampia e complessa di sé e del mondo, di cambiare decisioni che erano state funzionali nel passato, e che oggi sente come limitanti per sé a partire dalle nuove alternative che intravede.
La relazione terapeutica
Per relazione terapeutica intendo il modo in cui terapeuta e paziente si incontrano e stabiliscono un rapporto all’interno del setting. Gli elementi di tale rapporto, in modi diversi, hanno un ruolo nel processo terapeutico e possono essere utilizzati per facilitarlo, nel momento in cui il terapeuta ne ha consapevolezza.
Una componente della relazione terapeutica è anche quella della relazione reale, dove paziente e terapeuta interagiscono genuinamente senza che si inseriscano elementi proiettivi. Ritengo che nel lavoro di psicoterapia vi sia infatti uno spazio di incontro prettamente umano, aldilà dell’alleanza terapeutica e delle dinamiche transferali.
Anche se ad un livello strategico terapeuta e paziente vivono la relazione terapeutica da due posizioni diverse per le competenze che richiedono, ritengo che ad un livello esistenziale si tratti di una relazione paritaria, dove entrambe le persone coinvolte hanno la stessa dignità e valore.
Il contratto terapeutico
A partire dalla diagnosi e dalla richiesta del paziente, terapeuta e paziente concordano un obiettivo di cambiamento, formulando insieme un “contratto” terapeutico.
Berne (1986) ha definito il contratto come un “esplicito impegno bilaterale per un ben definito corso d’azione”. Esso implica quindi un accordo tra terapeuta e cliente riguardo a un obiettivo che il cliente vuole raggiungere e su cui il terapeuta concorda.
Perché un contratto sia ritenuto valido devono essere presenti questi criteri:
- mutuo consenso (l’accordo deve essere esplicito e reciproco);
- remunerazione valida (così che la relazione terapeutica sia riconosciuta come rapporto di natura professionale);
- competenza (nel contratto si scambiano la professionalità del terapeuta con la capacità Adulta del paziente di assumere un ruolo attivo nel processo di cambiamento);
- oggetto legale (l’obiettivo della terapia e le strategie per raggiungerlo devono essere legali e rispettare il codice deontologico).
L’approccio contrattuale consente di definire in termini chiari un territorio comune con il paziente. Ciò facilita nel paziente una maggiore chiarezza rispetto all’inizio della terapia su quali saranno il bersaglio del lavoro e la sua direzione; comporta inoltre l’aver stabilito un linguaggio comune per cui il paziente si trova ad avere più strumenti per collaborare.
Il processo di definizione del contratto è dunque già un modo per promuovere il cambiamento. Stabilire in modo esplicito e negoziale la direzione del lavoro consente di coinvolgere il paziente nel processo di chiarificazione del problema e di responsabilizzazione rispetto ad esso e al cambiamento.
Psicoterapia di gruppo
Scopo del trattamento analitico-transazionale di gruppo è combattere il passato nel presente per garantire il futuro (Berne, 1966). Ciò significa utilizzare l’esperienza attuale che ciascuno fa nel gruppo per modificare convinzioni e decisioni di “copione”, ossia maturate nei primi anni di vita e funzionali alla sopravvivenza nel contesto della propria famiglia di origine, ma che attualmente ostacolano la persona nella possibilità di essere intima e autonoma.
Modalità di funzionamento: il gruppo rappresenta una situazione reale nella quale ciascuno è invitato e facilitato nell’esprimere i propri abituali modi di relazionarsi. Allo stesso tempo il gruppo è un contesto relazionale “protetto”dove ciascuno si impegna affinché sia “sicuro” sperimentarsi ed esporsi grazie al clima di riservatezza, rispetto reciproco e accoglienza.
Vantaggi: offre l'opportunità di vivere una dimensione di socialità nell'affrontare le proprie difficoltà, personali e relazionali, attraverso il confronto e con il supporto di un piccolo gruppo che ha una continuità nel tempo; essendo presenti più partecipanti, rispetto ad un trattamento individuale, i costi sono ridotti.
Modalità di avvio, Tempi, orari ...>
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