Adolescenza

"Nell'attesa, si soffre tanto dell'assenza di ciò che si desidera da non poter sopportare nessun'altra presenza".

Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto

Con la pubertà, ossia con la maturazione dei caratteri sessuali, l'adolescente fa i conti, suo malgrado, con il non essere attore del proprio sviluppo, bensì ostaggio di un corpo che gli sfugge.

La dimensione di transizione tra l'infanzia, ormai passata, e l'età adulta, ancora da raggiungere, è carica di desideri e relativi timori, e difficile da tollerare proprio per il tempo che richiede.

Desiderare la forza che gli manca dagli adulti dai quali allo stesso tempo cerca di emanciparsi è come cadere dalla padella nella brace. L'adolescente ha bisogno del legame con l'adulto ed è questa stessa necessità che gli risulta intollerabile. In realtà è nutrendosi di ciò di cui ha bisogno che l'adolescente potrà rendersi indipendente. Se l'adolescente non si rinchiude in comportamenti di rifiuto, il tempo gli permetterà di acquistare progressivamente sicurezza e di ricevere apporti necessari al suo sviluppo.

Ma l'adolescente non ama aspettare e trova più congeniale gestire il proprio disagio utilizzando lo spazio, piuttosto che il tempo. Un modo di agire il disagio nello spazio è attraverso il corpo.

Il corpo, in adolescenza, è spesso sede di un regolamento di conti, a volte piuttosto crudele, con i genitori.

Spesso si tratta il proprio corpo in funzione del rapporto con i genitori, e quando si ha un conto in sospeso con loro, spesso è sul proprio corpo che ci si vendica.

Alla relazione con gli adulti si sostituisce la ricerca di sensazioni violente, che si realizza attaccando il proprio corpo (auto-lesionismo, uso di sostanze, disturbi alimentari, promiscuità) o scontrandosi con gli altri e provocandoli (impulsività, violenza, vandalismo, bullismo...).

Come afferma lo psichiatra e psicoterapeuta Pietropolli Charmet, l'adolescente di oggi si presenta fragile e spavaldo: fragile in quanto alla continua ricerca di conferme, di rispecchiamenti, di vedere riflessi nello sguardo degli altri approvazione e ammirazione. Spavaldo in quanto tende, rispetto alle generazioni passate, a non farsi problemi sui mezzi che usa per arrivare a colpire e a impressionare, provocando in ogni modo disposto ad alzare il tiro al fine di richiamare su di sé lo sguardo attento di un pubblico, anche quando questo pubblico è critico.

In Analisi Transazionale ciò può essere spiegato con il concetto di Carezze. L'essere umano ha fame di carezze ed è disposto a ricercarne anche di negative (spiacevoli) piuttosto che percepirne una carenza. Gli adolescenti oggi sono spesso terribilmente affamati di carezze, probabilmente perché talvolta sperimentano un vuoto di alcune dimensioni della relazione con il mondo adulto.

L'intervento terapeutico mira a individuare le dimensioni che fanno sì che sia sperimentato un vuoto angosciante con il relativo impulso a ricercare sensazioni violente, contro il corpo o contro "i bordi" della società o delle relazioni con gli altri, pur di sentire di esserci.
Come afferma lo psicoanalista francese Philippe Jeammet, "Per tutta la vita, lo sguardo motivato di un altro su di noi resta una leva potente, capace di mettere in modo la nostra personale motivazione" (2009).