Solitudine e festività
Persone più o meno attraenti, più o meno intelligenti, più o meno realizzate lavorativamente, ma con una caratteristica in comune: sole. Al di là del ceto sociale e dell’avvenenza, al di là del livello di interferenza del disagio psicologico con le normali attività quotidiane, nell’esperienza clinica ho a che fare con un vissuto di solitudine che unisce e livella persone apparentemente diversissime.
Con l’avvicinarsi delle festività la solitudine si fa più densa e angosciante. L’aspettativa di trovare un partner e vivere un clima di famiglia in cui trascorrere giorni di festa contrasta con la realtà e rende il dolore del vuoto più acuto. Mi sono chiesta e mi chiedo il perché di tanta solitudine, anche in persone che, al di là di momenti di difficoltà e di aspetti “oscuri” con cui fare i conti (e chi non ne ha?), avrebbero tutte le carte in regola per aspirare ad una vita di coppia stabile.
Al di là dei profili individuali, credo ci sia qualcosa di “perverso” nel nostro modo di vivere attuale. Incastrati in ritmi di vita frenetici apparteniamo a un sistema sociale che da un lato ci porta ad avere più contatti di prima, dall’altro rende sempre più difficile approfondire e portare avanti nel tempo legami. Se da un lato trascorrendo qualche ora in chat o su Facebook è possibile conoscere o rintracciare con qualche colpo di mouse diverse persone, dall’altra non è altrettanto banale prendersi il tempo necessario per passare da una conoscenza superficiale e virtuale a una gradualmente più approfondita e autentica. Ma non si tratta solo di tempi.
Avanzare nell’apertura di sé, all’interno di una relazione interpersonale, viene percepito un evento rischioso ed eccezionale. Mostrarsi come si è davvero spaventa. Si ha paura di essere se stessi, con le proprie unicità e vulnerabilità, andando contro il continuo incitamento mediatico ad essere perfetti in ogni situazione, aderendo a qualche standard ideale. L’intimità emotiva è qualcosa con cui non si ha familiarità e che, paradossalmente, viene inconsapevolmente evitata.
Se da un lato è vero che, ognuno di noi è fondamentalmente solo, è anche vero che, come esseri umani, abbiamo bisogno di stringere legami con gli altri. Per fare ciò abbiamo bisogno di tempo da dedicare alle relazioni e di moderare le aspettative: verso noi stessi, dandoci il permesso di mostrarci come siamo, e verso gli altri, dando loro la possibilità di essere “umani” e di stupirci, piuttosto che idealizzarli per poi prepararci a rimanere puntualmente delusi e prenderne di nuovo le distanze.
Michela Carmignani
Pubblicato su “il quartiere”, dicembre 2008 |