La mostra è accompagnata da
due filmati. Il primo “Adalberto Libera. Il migliore
sono io” è stato realizzato appositamente
per la mostra, con fotografie e riprese cinematografiche
d’epoca, tratte dalle teche RAI e dall’archivio
dell’Istituto LUCE, sostenute dalla voce narrante
di Adalberto Libera e affiancate alle immagini che mostrano
l’attuale stato dei luoghi. L’altro documenta
la presenza delle architetture di Libera nel grande
cinema d’autore, da Godard a Bertolucci, alla
Cavani e a Pasolini.
"Adalberto
Libera. Il migliore sono io"
Documento video, con la voce narrante dell’architetto,
realizzato in occasione della mostra “Adalberto
Libera. I disegni del Centre Pompidou e dell’Archivio
Centrale dello Stato” ( Roma 30 gennaio-14 marzo
2004)
Il tema: presentare il pensiero professionale
di Adalberto Libera e la sua presenza nella storia di
mezzo secolo italiano per indagare il rapporto della
sua opera con la contemporaneità e la penetrazione
nel tempo e nella storia dello spazio italiano.
La scelta: adottare un bipolarismo narrativo costituito
dal raffronto passato/presente, tra l’attualità
dell’opera nell’atto della sua realizzazione
e le condizione in questo presente che l’ha riadattata,
riusata, in certi casi depressa o annullata, talvolta
rispettata, raramente esaltata.
La profonda ricerca sulle tracce dei rari materiali,
degli scarsi fotogrammi che gli archivi dell’Istituto
Luce hanno conservato, permette di affiancare i documenti,
anche fotografici, con lo stato delle cose al presente,
ovvero la visita ai luoghi, di fronte agli edifici di
Libera oggi, nelle condizioni ad essi riservate, dalla
cornice del contemporaneo. E la figura dell’architetto
- il Libera che qui si rintraccia è quasi soltanto
il professionista al lavoro, nei cantieri e con le maestranze,
in qualche foto-ricordo di convivio tra colleghi, nel
momento emozionante di un’inaugurazione, o d’insegnamento
a giovani allievi – è soprattutto quella
legata al suono della sua voce, che lo fa riemergere
dalla sua solitudine riflessiva, affiorando da una macilenta
audiocassetta che ha registrato una lezione di Libera
all’università negli anni Sessanta.
Una lezione fortunata giacchè a fianco dell’approfondimento
previsto la voce di Libera proponeva al pubblico di
studenti una serie di riflessioni illuminanti sulla
sua visione del mestiere, della missione, degli obiettivi
di un architetto.
Al margine delle immagini dell’opera di una vita,
la sola voce del suo autore è parsa così
carica d’implicazioni e indizi da essere l’unico
commento possibile - suggestivo, istruttivo, a tratti
commovente- del piccolo audiovisivo.
Realizzazione: Consorzio
produttivo tra L’Agenzia Risorse per la Comunicazione
e Limbo Film, su commissione DARC
A cura di: Stefano Pistolini e Massimo
Salvucci con la collaborazione di Guia Croce; supervisione
di Margherita Guccione
Durata: 30 minuti
“Architetture di Libera
nel cinema”
Il breve filmato prodotto dall’Inarchivi presenta
sequenze tratte da film italiani e stranieri, girate
dagli anni Cinquanta alla fine degli Ottanta nei luoghi
dell’architettura di Adalberto Libera.
Villa Malaparte a Capri, il palazzo dei congressi e
le poste di via Marmorata a Roma sono teatro di momenti
drammatici o ironici di vita italiana, interpretati
da attori come Jean Louis Trintignant, Marcello Mastroianni,
Dominique Sanda, Valter Chiari, Paolo Villaggio e Francesco
Nuti.
Personaggi come Curzio Malaparte, Nerone e gente comune
si susseguono negli spazi creati da Libera e reiinterpretati
da registi come Godard, Cavani, Scola, Fellini, Bertolucci,
Petri, Soldati e altri. Il montaggio cuce quadri, dialoghi
e colonne sonore con grande sapienza e discrezione,
sottolineando continuità e cambiamenti in un
unico grande scenario, rappresentato dall’architettura
di Libera.
Le sequenze sono tratte da: Il disprezzo di
Jean Luc Godard, 1963, La pelle di Liliana
Cavani, 1981 (per la villa Malaparte a Capri); O.K.
Nerone di Mario Soldati, 1951; La dolce vita
di Federico Fellini, 1960; Risate di gioia
di Mario Monicelli, 1960; La decima vittima
di Elio Petri,1965 (per il palazzo dei Congressi a Roma);
Son contento di Maurizio Ponzi, 1983; Fantozzi
va in pensione di Neri Parenti, 1988; Brutti,
sporchi e cattivi di Ettore Scola, 1976 (per le
Poste di via Marmorata a Roma).
Direzione scientifica:
Enrico Censon
Montaggio: Riccardo Micalizio
A cura di: Marino Corucci, Cristina
Ferrara, Paolo Raffaelli; supervisione di Erilde Terenzoni
Durata: 25 minuti
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