1933/34 PALAZZO POSTALE in Via Marmorata
con Mario De Renzi
Nel concorso bandito dal Ministero
delle Poste nel 1933 per la realizzazione dell' Ufficio
postale nel quartiere Aventino, Libera vince il 1°
premio in collaborazione con l’arch. M. De Renzi.
L’area disponibile, lievemente rialzata sulla
Via Marmorata, consente la realizzazione di un fabbricato
che si rapporta con gli edifici storici presenti (Porta
San Paolo e la Piramide Cestia). Studi sull’asse
eliotermico determinano l’orientamento a mezzogiorno
dell’edificio
Il tipo edilizio è una corte quadrata: una composizione
unitaria simmetrica derivata da proporzioni geometriche
e metriche auree, una soluzione plastica funzionale
agli spazi richiesti.
Il palazzo è articolato in tre visibili volumi
ospitanti distinte funzioni: un corpo di fabbrica conformato
a C con tre piani per uffici, il salone per il pubblico
nel volume più basso, visibile all’esterno
grazie al tamburo in vetro-cemento, ed un prolungato
portico architettonicamente autonomo che lega i corpi
di fabbrica.
L'edificio, omogeneo nel trattamento marmoreo parietale,
palesa all'esterno attraverso il taglio dimensionale
delle aperture l'ordine funzionale espresso in una rigorosa
composizione geometrica. Le finestre rettangolari sui
prospetti laterali corrispondono agli uffici. La fronte
posteriore, caratterizzata da una fitta griglia
parietale (motivo desunto dai colombari romani), segnala
l’ambiente a doppia altezza per lo smistamento
della posta. Una duplice fila di piccole seriali finestre
quadrate illuminano i corridoi che delimitano i lati
interni del corpo a C.
Sulle due testate laterali al tamburo un tipico brano
compositivo denuncia la presenza dei corpi scala. Una
trama diagonale di nastri e linee, contenuta in un grande
pannello, rende plastiche e permeabili le due pareti
(elaborazione e memoria dello studio per un organismo
di rapido sfollamento, presentato alla 1° Mostra
di Architettura razionale).
All'interno il salone per il pubblico è cadenzato
da sottili pilastri circolari foderati in alluminio
e prende luce dalle pareti vetrate del tamburo ellissoidale
in vetrocemento, un particolare effetto luminoso è
reso dallo scivolamento della luce sul pavimento.
Il lungo portico conclude il quarto lato della corte;
il telaio di connessione, distinto dal differente colore
del marmo, determina un fronte unitario e si espande
lateralmente; una zona filtro tra l’ambiente interno
del salone ed esterno del verde.
Un'ampia gradinata si dispone armonicamente sulla via
Marmorata; è la memoria di un pronao classico
che si connette e dialoga con l’immediato contesto
ricco di presenze monumentali.
L'opera è considerata dalla storiografia dell’architettura
un modello del razionalismo a Roma.
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