Approfondimento
L'importanza dell'Arena

Palazzo Scrovegni con la Cappella in una stampa d'epoca.
Sulla destra sono visibili i resti dell' Arena

Poco si è sottolineato il valore simbolico del luogo su cui sorse la Cappella, che è stato recentemente sottolineato da uno studioso, il Bortolami: appannaggio dei vescovi per concessione imperiale quand'erano signori della città, l'area era passata nelle mani di una illustre famiglia di gonfalonieri del vescovo e da questa, appunto, ai Dalesmanini. Questi ultimi erano una famiglia ricca di passato, anche se ormai votata a decadenza, e incarnava il modello quasi perfetto della vita nobiliare. Inoltre avevano avuto tanta influenza in città che intorno al 1294, quasi in segno di esibito amore alla cittadinanza, avevano spalancato il locus Arene, "ad quem sepe ibant Paduani spaciatum", a passeggiare e sollazzarsi. L'antico anfiteatro, allora assai più integro e imponente di quanto non sia ai nostri giorni, era nello stesso tempo un deposito di gloriose memorie cittadine, un'area trincerata appena esterna all'angolo nordorientale della civitas altomedievale, uno spazio dove i padovani usavano fare qualche svago fuori porta, assembrarsi, e persino, come si era a ragione ipotizzato, far feste religiose e sacre rappresentazioni, in forme del tutto speculari a quanto avveniva nell'altro capo della città, al Prato della Valle.
Fu qui che, seguendo l'andamento ellittico dell'anfiteatro, Enrico Scrovegni rimodellò le proprie abitazioni, costruì con la compiacenza dell'autorità ecclesiastica una chiesa pro salute suorum et maxime pro anima eius patris Raynaldi e provvide ad abbellirla nelle forme che sappiamo. Finalità utilitaristiche, ancorché spirituali.
Un altro particolare, solitamente trascurato, è da ricordare: l'acquisto dell'Arena fu realizzato il 6 febbraio 1300. Nel gennaio dello stesso anno uno statuto deliberato nel Consiglio di Padova prescriveva che tutto il danaro liquido esistente nei forzieri del comune, avesse o meno una destinazione di spesa, fosse impiegato per partecipare alla solenne processione che annualmente si svolgeva in onore del beato Antonio Pellegrino. La stessa legge, inoltre, obbligava gli Anziani della comunanza a partecipare alla processione assieme al podestà. Il fatto interessante è che questa delibera venisse resa esecutiva nonostante altre disposizioni in contrario e in particolare senza recare pregiudizio a un non meglio precisato statuto facto in favorem domini Henrici Scrovegni.
Enrico Scrovegni aveva dunque da poco ottenuto una "legge speciale" a suo favore di cui non si conosce il tenore. L'ipotesi suggerita dallo studioso è che la legge avesse a che fare col Giubileo, o, ancora, riguardasse un proposito già maturato: creare nell'Arena un polo devozionale di interesse pubblico col sostegno formale delle autorità locali. Il che dimostrerebbe, ancora una volta, con quanta premeditata accortezza fu gestito l'intero affaire dell'Arena e della magnifica cappella destinata a sorgervi.


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