Approfondimento
I coretti
Il coretto di destra posto sull'arco trionfale, primo esempio di prospettiva pittorica

Sull'arco trionfale, a livello del registro inferiore con le Storie della Passione, sono simmetricamente affrescate due finte architetture, definite cappelle segrete o coretti, con bifore gotiche e volte a crociera da cui pendono due lampadari metallici di forma cilindrica.
Nel 1951 e nel 1952 due scritti di Pietro Toesca e di Roberto Longhi hanno rimarcato l'eccezionale effetto di illusione spaziale suscitato dai due coretti: non si tratta dunque di riferimenti simbolici ma di aperture architettoniche simulate, con un significato esclusivamente prospettico. A conferma di ciò si sottolinea il punto di fuga invertito rispetto a quello delle edicole gemelle in cui si trovano i due personaggi dell'Annunciazione, nella parte alta dell'arco trionfale. Essi si inseriscono perfettamente nella finta struttura architettonica che Giotto ha sovrapposto all'architettura reale della Cappella. Per la quale rimangono i problemi relativi alla differenza con il modello offerto da Enrico in cui compare un transetto , o perlomeno un sistema di grandi cappelle all'altezza del presbiterio: l'architettura reale, invece, consiste in una semplice aula rettangolare, senza rilevate sporgenze laterali. Evidentemente, una variazione al progetto nella zona del presbiterio ha privato la Cappella del previsto transetto; ciò può spiegare il motivo della presenza di un'apertura, chiusa dalla tavola con l'Eterno, nella parte alta dell'arco trionfale, e per converso l'assenza di affreschi di Giotto nell'abside e nel coro.
I vani illusorii creati dai due coretti possono forse essere considerati anche una forma di risarcimento spaziale alla mancata esecuzione del transetto.

I significati iconografic
i
Il significato dei due ambienti simulati è rimasto oscuro o comunque poco comprensibile agli studiosi che hanno voluto cercare per questi riquadri un significato simbolico.
Al di là di ogni possibile interpretazione sul ruolo e sul significato di questi vani, siano essi coretti, sacelli funerari di Enrico e Reginaldo Scrovegni, cappelle segrete, cantorie, stanze o ripostigli (come sono stati via via definiti dalla critica), siamo di fronte a uno dei più liberi e innovativi passagi di tutta la pittura di Giotto: alla nascita della prospettiva pittorica in senso moderno.


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