Approfondimento
Il Giudizio Universale
Particolare del Cristo giudice nel giorno del Giudizio Universale, dopo il restauro

La vasta composizione si stende sull'intera controfacciata e costituisce il punto d'arrivo della simbologia morale, del cammino di salvazione rappresentato nella Cappella. Più che l'accentuazione mistica o il senso di orrore per le pene dei dannati appare dominante il tema della giustizia: questa scelta è ribadita anche dalla centralità della Virtù relativa fra le allegorie dello zoccolo; sotto questo aspetto, è possibile istituire un parallelo tra la visione morale proposta da Giotto e quella di Dante.
Il Giudizio di Giotto, come si diceva, è dominato dall'idea della giustizia divina, impersonata dalla grande figura di Cristo. Con gesto pacato ma sicuro divide nettamente due settori: a destra gli eletti; a sinistra i reprobi, travolti da un fiume di fuoco che li fa precipitare all'Inferno. La divisione tra bene e male è anche separazione tra ordine e caos: gli eletti, seguendo le indicazioni degli angeli, si dispongono in schiere regolari, mentre tra i demoni e i dannati regna la massima confusione.
Intorno a questo nucleo tematico Giotto individua altri punti salienti. Nella parte bassa, a sinistra, la resurrezione della carne, con i defunti che escono dalle tombe. Segue il richiamo devozionale, con il ritratto di Enrico Scrovegni in atto di porgere alla Vergine il modello della Cappella, sorretto da un ecclesiastico. La Madonna è accompagnata da Santa Caterina e Giovanni Evangelista. Il motivo dell'esaltazione della croce introduce direttamente alla fulgente mandorla in cui è Cristo Giudice, sorretta dagli angeli, alcuni dei quali suonano le trombe.
Di fianco sono gli Apostoli, seduti su troni; al di sopra, le compatte schiere angeliche, un tema che diventerà molto caro alla pittura padovana del Trecento. In alto, alle estremità superiori della controfacciata, due angeli arrotolano la volta celeste e lasciano intravedere i "cieli nuovi e la terra nuova" annunciati dall'Apocalisse.

Le fonti
L'iconografia del Giudizio si sviluppa, durante il Medioevo, tanto sull'evoluzione delle immagini quanto sull' esegesi dei testi sacri. Il capitolo XXV del Vangelo di Matteo riporta una descrizione di ciò che avverrà alla fine dei tempi e nel momento del Giudizio: questi accenni metaforici sono sviluppati e organizzati, in una grandiosa sequenza di episodi e di figure nell'Apocalisse di San Giovanni. Giotto stesso ne darà una forte e più testuale rappresentazione negli affreschi della cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze. Le mistiche visioni dei santi tramandate dalla letteratura agiografica medievale accrescono progressivamente gli spunti figurativi: una delle fonti più importanti in proposito è il sogno dell'abate Gioacchino da Fiore. L'affresco di Giotto non porta sconvolgenti novità nel materiale iconografico tradizionale. Naturalmente, da parte dell'artista si avverte un maturo e consapevole controllo della struttura complessiva dell'immagine, ben diverso rispetto ad altre interpretazioni forse più fantasiose ma ridotte a una frammentaria giustapposizione di motivi grotteschi o mostruosi.

Iconografia

Il Giudizio Universale è uno dei soggetti maggiormente ricorrenti nell'arte medievale. Frequentissimo nella scultura, dai vivaci portali del gotico francese ai nobili e solenni pulpiti dei Pisano, il tema conta anche alcuni precedenti in pittura. A Giotto erano certamente ben noti i mosaici del battistero di Firenze (in cui compare, tra l'altro, la grande figura di Lucifero in atto di sbranare alcuni dannati) e l'affresco di Pietro Cavallini nel coro di Santa Cecilia in Trastevere a Roma. Non meno interessante è il precedente costituito dal mosaico con il Giudizio Universale della cattedrale di Torcello, che, come l'affresco di Giotto, si trova sulla controfacciata della chiesa.
I numerosi rimandi figurativi, oltre alla possibilità di sbrigliare la fantasia inventiva, specie nella zona dell'Inferno, integrano le lacune e le contraddizioni delle fonti letterarie.


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